Trasformare l’arte della polifonia in scienza del comportamento civile

I principi dell’Armonia e del Contrappunto possono diventare oggetto di nuovo apprendimento, se filtrati da un’intelligenza musicale educata a proiettarsi verso le relazioni d’aiuto. Ne fanno già un uso limitatamente funzionale quei musicisti che, nello studio e nell’esecuzione delle loro performance, sanno di doversi predisporre a un felice intreccio d’insieme con i loro partner sulla scena. Essi usano il linguaggio musicale per costruire schemi di condotta interpersonale, anche per conoscere meglio il loro universo intrapersonale, giacché l’incontro con la diversità prevede un ulteriore ascolto di sé con gli altri. Eppure, essi stessi, benché forniti di un linguaggio artistico elevato, hanno estreme difficoltà ad affrontare la complessità umana in tutte le sue sfaccettature. Tuttavia, l’arte della polifonia sembra proprio volerci rivelare questo segreto. E cioè che non occorre rinnegare la nostra natura conflittuale, carica di paradossi e contraddizioni. Serve, piuttosto, riconfigurarla entro una nuova cornice di senso, perché sia capace di mostrare la forza del contrasto elegante come motivo di bellezza: un’opportunità che solo l’estetica musicale finora ha potuto fornire, quantomeno come ipotesi concreta per predisporre la mente umana a schemi di geometria relazionale realmente efficaci per destrutturare e ricostruire un’idea di comportamento civile fra le persone. E non solo per il trasferimento di una simile metafora sulla scena della vita, ma per imparare a farlo sfidando le leggi della risonanza, usando la propria voce con grande consapevolezza, perché sia avvertita da tutti come autentico prolungamento del corpo. Un progetto davvero ambizioso, ma non impossibile. Ne verrebbero essenzialmente fuori musicisti migliori, in quanto persone nuove